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Firestarter

 Film di Kipras Dubauskas 

 Il ruolo di NOS / NOS' role 

Produzione / Production 

 Cosa / What 

Film dell'artista Kipras Dubauskas/ Film by the artist Kipras Dubauskas

 Con / With 

Promosso da / promoted by Sponge Lab (Vilnius) prodotto da / produced by NOS Visual Arts Production grazie al supporto di / thanks to the support of Lithuanian Council for Culture, Lithuanian Culture Institute in Rome, in collaborazione con / in collaboration with MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna e Residenza per artisti Sandra Natali, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Accademia Belle Arti di Bologna, DUMBO, Home Movies.

 Quando / When 

2023 - 2024

 Dove / Where 

Bologna

Firestarter è un film in 16mm dell’artista lituano Kipras Dubauskas, scultore di formazione approdato allo spazio pubblico per riappropriarsene tramite interventi estemporanei e graffiti.

 

Firestarter è il terzo film di una trilogia dedicata al “soccorso” che vede per protagonisti i Vigili del Fuoco e Sant’Antonio.

 

Firestarter è ambientato a Bologna, nei meandri dei suoi tunnel e canali sotterranei che fanno da specchio al mondo dei portici in superficie.


Firestarter propone di accendere un fuoco e di farlo con l’arte, tramite una pittura che s’impone su uno spazio pubblico che diventa parlante.

Mi interessa questo costante stato di trasformazione e incessante precarietà cui porta l’azione umana. Per questo ho iniziato a dialogare con la città attraverso i graffiti, perché sono interventi brevi, suscettibili a molteplici varianti, dal tipo di superficie che ha il muro fino alla possibile rimozione in 24 ore. 

Kipras Dubauskas

Firestarter is a 16mm film by the Lithuanian artist Kipras Dubauskas, a sculptor by training who has turned to public space to re-appropriate it through impromptu interventions and graffiti.

Firestarter is the third film in a trilogy dedicated to "rescue" that features the Fire Brigade and Saint Anthony.

Firestarter is set in Bologna, in the meanders of its underground tunnels and canals that mirror the world of the porticoes on the surface.

Firestarter proposes to light a fire and to do so with art, through painting that imposes itself on a public space that becomes talking.

I am interested in this constant state of transformation and incessant precariousness to which human action leads. This is why I started to dialogue with the city through graffiti, because they are short interventions, susceptible to multiple variations, from the type of surface the wall has to the possible removal in 24 hours.

 Kipras Dubauskas

 dall’intervista a Kipras Dubauskas [KD] di Elisa Del Prete e Silvia Litardi [EDP | SL] di marzo 2022 

[EDP | SL] In Firestarter ti proponi di indagare il tema del “soccorso” in un’epoca, come quella attuale, in cui ci troviamo a rispondere o forse a interrogarci, ognuno coi propri mezzi, al tema centrale della cura dell’altro. Qual è il punto di vista che vuole dare questa trilogia in proposito? 

 

[KD] Mi interessa fare emergere le modalità attraverso cui stiamo assumendo ciò che è safety. Dobbiamo non perdere di vista cosa significa per ognuno di noi essere salvati, in che modo, da cosa e da chi, in cosa consiste la propria individuale guarigione.

 

[EDP | SL] La città, con la sua urbanistica e le sue infrastrutture nascoste sono protagoniste. Si tratta di paesaggi di un “altrove” che parlano di una periferia dell’esistenza, luoghi che diventano emozionali prima che funzionali, in cui si vive ai margini ma dentro l’essenza prima della costruzione urbana. Da dove parte la ricerca che sviluppi sulla relazione tra il visibile e il non visibile, tra l’emerso e il sottosuolo?

 

[KD] Il paesaggio, il concetto di psicogeografia e i graffiti hanno dettato le linee guida della mia esplorazione urbana. Dopo essere cresciuto a Vilnius e aver vissuto tutte le sue trasformazioni in seguito all’indipendenza dall’Unione Sovietica e aver visto la città cambiare sotto i miei occhi molto rapidamente, la mia routine è cambiata. Mi interessa questo costante stato di trasformazione e incessante precarietà cui porta l’azione umana. Ed è anche questo il motivo per cui ho iniziato a dialogare con la città anch’io attraverso i graffiti, perchè sono interventi brevi, suscettibili a molteplici varianti, dal tipo di superficie che ha il muro fino alla possibile rimozione in 24 ore.

 

[EDP | SL] Il tema dell’“impermanenza”, assieme e in rima con quello della “circolarità” che è riuso, ma anche strumento narrativo, per cui i film vanno in loop, la fine va a coincidere con l’inizio, torna anche nella pratica dei film in pellicola. 

 

[KD] Sì. Amo soprattutto questo della pellicola: non è un mezzo che uso solo per raccontare una storia, ma è uno strumento vivo e materico con cui mi relaziono. Ho studiato scultura e non mi considero un filmmaker professionista, mi piace pensarmi come amateur o semplicemente come artista. La maggior parte delle cose che faccio è in relazione con la mia pratica artistica, quando cucino come quando faccio il mio lavoro di rider, che mi mette di fronte a scene di strada ogni giorno. Della pellicola apprezzo il fatto che non mi conceda troppo tempo e troppe chance, che posso girare da solo, senza una troupe o grandi produzioni costose. Considero i miei film come materici. Per questo intervengo sulla pellicola, talvolta la comprometto, mi interessa sperimentarne le potenzialità, gli errori. 

 

[EDP | SL] E infatti i tuoi film non si esauriscono nelle immagini sulla pellicola 

Il film e la sperimentazione che attuo su di esso è solo una piccola parte del lavoro, mi interessa al pari di tutti gli altri aspetti che lo compongono. Per questo raramente li espongo da soli senza oggetti o tracce del percorso che li ha visti nascere e di cui voglio rendere partecipe il pubblico. Inserire il film all’interno dell’installazione è un modo per accompagnare il pubblico nella fruizione dando forma a una zona di continuità tra ciò che è dentro il film e ciò che è fuori, una forma di accoglienza. Anche la musica gioca un ruolo importante, è il battito cardiaco della città. Al momento sto cercando nuove modalità per lavorare col suono in relazione al film, vorrei andare oltre il passaggio tipico per cui, una volta finito, consegno il film al compositore che scrive in base alle immagini. Mi interessa esplorare il processo contrario, modificare il film in base al suono come per un clip musicale.

 

[EDP | SL] La narrazione filmica esiste insieme al processo che lo precede in cui esplorare la città si unisce all’incontro di certe persone, al recupero di certi oggetti, alla riconversione di certe forme. Una pratica del camminare, in solitudine o insieme a colleghi e amici, che descrivi come l’attività più normale possibile, alla portata di tutti e grazie alla quale i mutamenti dello spazio rurale, industriale e urbano vengono esperiti, attraversati per poi essere osservati, letti ed elaborati. A Bologna per Firestarter sei voluto scendere nei suoi canali, esplorandone forse la parte più nascosta e inesplorata, quella “liquida” struttura portante della città. Cos’hai trovato?

 

[KD] I canali di Bologna sono come fiumi sotterranei che poi vanno a fiumi emersi e poi al mare, da cui a loro volta nascono altri fiumi, e così appartengono alla mappa che tesse tutto il mondo. Mi ha ricordato come in molti paesi dell’ex URSS le città sono state rinnovate coprendo canali nascosti per poterci costruire sopra. Quel che mi ha stupito è che non ci va nessuno. In quelli che ho percorso non ho trovato tracce di infiltrazioni umane, no tag, no sporcizia, no accampamenti. Forse nell’era di internet non c’è più spazio per l’underground? A Bologna è molto chiara questa distinzione tra un “sopra” parlante in cui si trovano tag e graffiti ma anche portici che condizionano, proprio come i tunnel, il tuo raggio di visione e percezione, e un “sotto” disabitato.

Ho visitato Bologna per la prima volta nell'estate del 2021. Mi ha colpito la sua storia industriale e legata al commercio della seta, l'immagine dei suoi grattacieli medioevali, le torri, con questi archi che disegnano prospettive infinite sotto edifici eleganti mentre poco lontano, in quella che viene definita periferia si ripetono edifici brutalisti…un paesaggio omogeneo e frammentato al tempo stesso, che credo renda unica questa città nel suo mettere in connessione passato e presente.

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